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On the road in Sardegna: tutte le tappe da non perdere sull’isola

Sommario
Giorno 1
• Chiesa Della SS. Trinità di Saccargia
• Grotte di Nettuno
• Alghero
Giorno 2
• Bosa
• San Salvatore di Sinis
• Area Archeologica di Tharros
• Is Arutas
• Oristano
Giorno 3
• Dune di Piscinas
• Villaggio Asproni
• Laveria Lamarmora
• Iglesias
Giorno 4
• Faro Mangiabarche
• Arco dei Baci
• Ex semaforo di Capo Sperone
• Cagliari
2 tappe sulla costa est
• Gola di Gorropu
• Cala Goloritzè
Mappa con itinerario on the road Sardegna

La Sardegna è da sempre la nostra isola preferita e, avendo la fortuna di avere un appoggio a livello di alloggio, ciò ci permette di tornarci spesso.

Quest’isola è talmente variegata, sia in ambito paesaggistico che culturale, che si presta perfettamente per un road trip. Noi l’abbiamo fatto e se siete qui vuol dire che avete l’idea e il desiderio di farlo anche voi! Quindi vi vogliamo lasciare nero su bianco la nostra esperienza così che possiate prendere spunto e costruirvi il vostro viaggio per visitare una delle isole più belle del mondo.

GIORNO 1

Ore 5:00. Partenza da Olbia per arrivare alla tappa n. 1 alle prime luci del giorno. Dopo poco più di un’ora di strada siamo arrivati alla Chiesa Della SS. Trinità di Saccargia (N 40° 40′ 16.813” E 8° 41′ 21.792”). A neanche mezzora di strada da Sassari c’è questa chiesa in stile romanico pisano, posizionata al fianco di una strada statale, con attorno solo campi, un bar e un ristorante. Purtroppo, essendo arrivati all’alba, la chiesa era chiusa (apertura ore 9:00), quindi non abbiamo potuto visitarla al suo interno ma ce la siamo goduta senza nessun altro, riuscendo a far volare il drone per riprese mozzafiato e a fare qualche scatto.

Foto della Chiesa Della SS. Trinità di Saccargia all'alba

La seconda tappa del primo giorno sono state le Grotte di Nettuno (N 40° 33′ 53.072” E 8° 9′ 36.388”), o meglio, la scalinata verso le grotte. Avendo a disposizione poco tempo e volendo girare il più possibile tutta la costa ovest abbiamo optato per non visitare le grotte ma bensì goderci la suggestiva e conosciutissima scalinata. Che fatica! Vi avvisiamo, non è per niente una passeggiata. La scalinata è composta da 656 scalini da fare, prima, in discesa e poi, in salita. Non sappiamo purtroppo la pendenza esatta ma preparatevi e portate scarpe comode.

Detto questo, se avete tempo e volete godervi la grotta ve la consigliamo assolutamente, una delle più belle dell’isola. Se volete evitarvi l’impegnativa scalinata avete comunque l’opzione di raggiungere le grotte direttamente via mare grazie ai servizi di traghetti che partono dal porto di Alghero. Per noi la scalinata vale comunque la pena, la vista sul mare e sul paesaggio sono incredibili, vi lasciamo qui una foto per farvi capire di cosa stiamo parlando.

 

Come raggiungere le Grotte di Nettuno, foto dalla scalinata

Dopo essere sopravvissuti all’infinita scalinata ci siamo diretti verso l’ultima tappa della giornata, dove ci siamo fermati per la prima notte: Alghero. Il b&b in cui abbiamo soggiornato è stato il Blu&Blu, un posto economico ma veramente molto accogliente e, soprattutto, nel centro di Alghero.

Parcheggiata la macchina, fatto il check-in e lasciati i bagagli abbiamo fatto un giro per il centro storico, che merita di essere visto. Vi consigliamo di girarlo con calma senza una vera meta, così da lasciarvi sorprendere da ogni bellezza che questa città sa regalare. Siamo poi andati a goderci il tramonto sulle mura rivolte verso il mare. Saremo stati fortunati noi quel giorno ma la vista era spettacolare. Il punto preciso è questo: N 40° 33′ 35.946” E 8° 18′ 38.728” e questa è stata la nostra vista quella sera.

GIORNO 2

Partenza presto, non c’era tempo da perdere e le cose da vedere erano davvero tante.

La prima tappa è stata Bosa, piccolo comune nella provincia di Oristano a un’ora di strada in direzione sud da Alghero. Solo la strada da percorrere vale la pena: per lo più costiera e con la vista sulle scogliere e le spiagge della costa ovest dell’isola.

Arrivati a Bosa la prima cosa che si nota è l’impostazione della città, costruita su una piccola collina e, in cima a essa, a farle da padrone, c’è il Castello Malaspina. La strada principale per raggiungere il centro storico porta sul Ponte vecchio, una vera e propria entrata trionfale.

Dove parcheggiare? Noi abbiamo parcheggiato qui: N 40° 17′ 31.416”E 8° 30′ 24.379”. É un parcheggio libero a pochi metri dal ponte che porta al centro di Bosa.

La tappa successiva non era nei piani ma ci siamo fermati perché ha attirato la nostra attenzione. San Salvatore di Sinis (N 39° 55′ 15.781” E 8° 27′ 5.982”) è un piccolo paese abitato soltanto durante alcuni giorni di settembre. Situato tra lo stagno di Cabras e la famosa area archeologica di Tharros, è conosciuto per il suo utilizzo per alcuni film western tra gli anni ’60 e ’90. La sua impostazione architettonica infatti è caratterizzata da piccole casette un affianco all’altra, una chiesetta dalla quale il paese prende il nome, la chiesa di San Salvatore, e un’ampia piazza, tutto nel posto giusto per assomigliare ai più classici e tradizionali paesaggi americani nei deserti più remoti.

Un luogo più unico che raro e una tappa che secondo noi non deve mancare in un on the road.

Foto del villaggio di San Salvatore di Sinis in Sardegna

Dopo il salto nei film western americani ci siamo diretti nella già sopra citata Area Archeologica di Tharros (N 39° 52′ 25.089” E 8° 26′ 27.63”). Questo sito racchiude una forte presenza storica di diverse civiltà, a partire dai Fenici per poi passare ai Cartaginesi e infine ai Romani. Posizionata nella più estrema parte della penisola del Sinis, quest’area è facilmente raggiungibile da Oristano in meno di mezzora di macchina. Per visitarla bisogna obbligatoriamente prenotarsi o chiamando il numero dedicato oppure acquistando un biglietto qui. Il sito archeologico è aperto tutto l’anno ad eccezione del 25 dicembre e il 1 gennaio. Prezzi e altre informazioni le trovate qui.

Visita all'area Archeologica di Tharros in Sardegna

Non abbiamo specificato che questo viaggio On The Road l’abbiamo fatto in pieno agosto e questa informazioni vi farà capire la scelta dell’ultima tappa del secondo giorno: la spiaggia di Is Arutas (N 39° 57′ 6.917” E 8° 24′ 5.349”).

Dopo una lunga giornata passata sotto il sole ci voleva proprio un bel tuffo in mare, e perché non farlo nella spiaggia più suggestiva sul territorio di Cabras? La spiaggia di Is Arutas è famosa per la presenza di finissimi granelli di quarzo di diversi colori. Vi consigliamo di andarci al tramonto perché avrete il sole che cala proprio di fronte a voi, assolutamente da vedere!

Migliori posti dove vedere il tramonto in Sardegna: Spiaggia di Is Arutas

Il pernottamento del secondo giorno l’abbiamo trascorso a Oristano, all’Hotel Mistral.

Abbiamo cenato Al Peco, un locale che aveva da poco aperto e che consigliamo molto per l’ottimo rapporto qualità/prezzo.

GIORNO 3

Arrivati al terzo giorno di viaggio ci eravamo lasciati alle spalle la metà superiore dell’isola, e ora direzione sud. La prima tappa è stata la più wild di tutto il viaggio, non tanto per la destinazione ma per il tragitto. Abbiamo dovuto guadare un fiumiciattolo e una profonda pozzanghera creatasi per il maltempo, per poi percorrere chilometri e chilometri attraverso un paesaggio deserto. Superati questi ostacoli siamo giunti alle suggestive Dune di Piscinas (N 39° 32′ 31.009” E 8° 27′ 18.73”). Questo luogo è caratterizzato da dune di sabbia, le più alte d’Europa, che si distendono verso l’entroterra per circa 2 chilometri quadrati. Grazie alla sua unicità a livello naturalistico è stato luogo di scene di film e videoclip musicali.

Come arrivare alle Dune di Piscinas in Sardegna

Se la tappa precedente è stata la più wild di tutto il viaggio, quella di cui andremo a parlare ora è stata senza alcun dubbio la più estrema e pericolosa. Stiamo parlando del Villaggio Asproni, detto città fantasma (39.27556337511547, 8.50245232839678). Il villaggio in sé non è pericoloso, anzi, è tutto transennato e messo al sicuro per evitare che gli edifici fatiscenti possano crollare e far male a qualcuno, la vera pericolosità è la strada per raggiungerlo. Ad oggi non sappiamo ancora se abbiamo sbagliato qualcosa noi ma la strada per raggiungerlo era tutta sterrata, in salita, con tornanti e a strapiombo sull’entroterra inesplorato. Al ritorno ci era stato poi consigliato da un ciclista di fare un’altra strada, che ci ha però portato su strade ancora più sperdute, strette e pericolose. Ah, piccolo dettaglio, si stava avvicinando l’ora del tramonto, ed essere in quella situazione con il buio non era proprio la cosa migliore. Abbiamo quindi tentato di ritornare sulla strada dell’andata che, anche se rischiosa e estrema, conoscevamo a grandi linee.

Esperienza a parte, il villaggio è suggestivo, nonostante non si possa entrare nei vari edifici c’è comunque la villa del padrone del villaggio che, essendo quasi intatta, è davvero affascinante.

Per concludere la giornata mancava ancora la tappa che più attendevamo: la laveria Lamarmora, un complesso minerario a breve distanza da Nebida. Essa appare isolata sul declivio di una montagna che si affaccia sul mare e permette di scorgere Pan di Zucchero, un monumento naturale che si erge dal mare. Consigliamo di raggiungere la laveria al tramonto per godere di uno spettacolo unico, accedendo dalla scalinata raggiungibile da questo punto N 39° 18′ 36.752’’ E 8° 26′ 13.559”. Inoltre, per i più avventurieri, consigliamo di raggiungere la zona sottostante la miniera per ammirare il sole scendere sul mare attraverso due imponenti archi.

La terza notte l’abbiamo trascorsa in un bellissimo hotel a Iglesias, Euro Hotel, con stanze e aree comuni in stile rococò. Abbiamo invece cenato in un ristorante molto caratteristico e che consigliamo, il Gazebo Medievale.

GIORNO 4

Il quarto giorno è stato quello delle scelte all’ultimo minuto. Non avevamo pianificato nulla nello specifico, sapevamo solo che ci saremmo diretti sull’Isola di Sant’Antioco. Abbiamo raggiunto l’isola con la nostra vettura attraversando un ponte, ma anche il traghetto è un’opzione possibile. Ci siamo diretti al Faro Mangiabarche (N 39° 4′ 33.265” E 8° 21′ 1.177”), un luogo a pochi noto e di cui siamo venuti a conoscenza tramite Instagram. Il faro solitario si trova sullo scoglio punta Mangiabarche, e il suo compito è evitare che le imbarcazioni s’incaglino nelle rocce affioranti. Quel giorno c’era nuvoloso e ciò ha reso il faro e il paesaggio ancora più affascinanti.

Anche la seconda tappa sull’isola la dobbiamo a Instagram: l’Arco dei Baci (N 38° 59′ 41.575” E 8° 23′ 15.928”). Si tratta di una spiaggia a carattere roccioso caratterizzata dalla presenza di un arco di roccia che sta sopra una piscina naturale. Purtroppo il mare mosso ci ha permesso di ammirarlo solo dall’alto.

Foto dall'alto dell'Arco dei Baci, in Sardegna

L’ultima tappa sull’isola è stato l’ex semaforo di Capo Sperone (N 38° 58′ 1.548” E 8° 24′ 38.615”). Dismesso nel 1957, i suoi resti sono adagiati sulla sommità di una collina. Lo definiremmo uno dei tanti gioielli della Sardegna abbandonata.

Visita all'ex Semaforo di Capo Sperone in Sardegna

Nel primo pomeriggio siamo ripartiti, direzione Cagliari dove abbiamo trascorso l’ultima notte. Purtroppo la pioggia non ci ha permesso di visitarla come avremmo voluto.

2 TAPPE SULLA COSTA EST

In due giorni differenti rispetto al nostro road trip, abbiamo visitato due posti che non possono mancare nel vostro itinerario.

La Gola di Gorroppu.

È un profondo canyon ubicato nel Supramonte. I percorsi per raggiungerla sono 2, noi abbiamo optato per quello più lungo ma meno impegnativo. Abbiamo parcheggiato al bar Sa Barva (N 40° 13′ 28.637” E 9° 30′ 58.184”) e intrapreso un cammino di circa 2 ore. Una volta arrivati alla Gola il biglietto d’ingresso costa 5€ e ci sarà il personale addetto che vi spiegherà come muovervi all’interno. I percorsi da seguire, infatti, si dividono in tre colori: il verde è quello accessibile a tutti, il giallo è più impegnativo, mentre il rosso può essere eseguito solo con una guida. Noi ci siamo fermati al verde. Il percorso è molto suggestivo e il canyon, considerato il più profondo d’Italia, è unico nel suo genere.

TIP: vi consigliamo di arrivare presto la mattina perché, soprattutto in estate, può diventare molto affollato.

Cala Goloritzè

Qualcuno di voi avrà sicuramente già sentito parlare di questa cala, tra le più famose in Sardegna. Nota per le sue acque turchesi, l’arco naturale e la celebre guglia di Monte Caroddi a forma di piramide, la cala è raggiungibile via terra attraverso un percorso a piedi di circa un’ora e mezza e il pagamento di un ticket di 6 euro, oppure via mare attraverso i vari servizi di navigazione. Il parcheggio, nonché punto di partenza del percorso a piedi, è adibito anche per il pernottamento con tenda o camper, che noi consigliamo.

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